Organizzare la mobilità nei contesti montani e nelle “aree interne” e promuovere l’accessibilità delle persone ai luoghi e ai servizi. Esperienze, modelli e sperimentazioni a confronto.
La “distanza” (dai servizi/diritti essenziali di cittadinanza) rappresenta il criterio chiave attraverso cui sono stati classificati i Comuni italiani nella Strategia Nazionale per le Aree Interne.
Sono considerati “interni” i comuni distanti almeno 20 minuti dai Poli di attrazione, definiti come Centri di offerta di servizi. La classificazione dei comuni italiani è servita per mappare e fare emergere le aree interne come questione nazionale e per dotare il processo di policy di uno strumento oggettivo per la perimetrazione delle Aree progetto.
Nel guardare la faglia aree rurali/urbane, la “distanza” può essere letta con un indicatore di accesso fisico/materiale (distanza media delle aree, ponderata per la popolazione, dal proprio polo di riferimento.
In quest’ultimo caso, si tratta di una pre-condizione fortemente correlata con i servizi di cittadinanza (si pensi alla telemedicina, allo sviluppo di approcci e-learning, alle esperienze di “scuola a distanza” o alle “scuole in rete”) e con il più ampio accesso di persone e mercati (conoscenza, apertura/attrattività, sistemi di produzione).
Quali le buone pratiche attuate a livello nazionale e locale??