SPOPOLAMENTO MONTANO E AUTOGOVERNO: QUALE FUTURO PER LA MONTAGNA FRIULANA?

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29/03/2019 - 15:45
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Come combattere lo spopolamento, come salvare il salvabile, e soprattutto, come autogovernare le Terre Alte con proposte avvincenti?

 

Lo spopolamento dei piccoli borghi: una lettura comparata tra il rapporto “La montagna perduta. Come la pianura ha condizionato lo sviluppo italiano” e il Manifesto di Borghi Autentici d’Italia. Pur essendo l’Italia un Paese prevalentemente montano, negli ultimi sessant’anni, i decisori politici non hanno dato ai territori di montagna la giusta attenzione, anzi il più delle volte sono stati abbandonati a se stessi senza farsi carico di trovare un modo per tamponare la continua emorragia di abitanti.

 

Di recente qualcosa sembra stia cambiando, lo spopolamento dei piccoli borghi, dei paesini di campagna e delle aree interne è sempre di più oggetto di studi e dibattiti.

Sulla base di dati statistici che fotografano la realtà italiana dal 1951 al 2011, lo studio affronta il fenomeno dello spopolamento delle aree montane, individuandone cause e possibili soluzioni, ed evidenzia come esso non si sia manifestato in modo uniforme in tutta Italia e che addirittura in Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta, nello stesso periodo, la popolazione sia addirittura aumentata, a dimostrazione che l’abbandono della montagna, ma aggiungo delle aree interne, non è inesorabile.

 

I numeri dicono che dal 1951 al 2011 la montagna ha perso 900 mila abitanti (passando dal 41,80% della popolazione nazionale, del 1951, al 26% del 2011) a fronte di un incremento della popolazione nazionale di 12 milioni di persone, in un Paese dove nel 2011 il 43,7% dei comuni risultano essere montani e per di più lo spopolamento è stato tanto maggiore quanto minore era la popolazione di partenza.Le cause di questa continua migrazione interna sono molteplici.

Da millenni l’uomo ha vissuto in stretto contatto con la terra, ma con l’industrializzazione si comincia ad assistere allo spostamento delle persone verso gli agglomerati urbani. La stessa meccanizzazione dell’agricoltura, ha spinto ad abbandonare le terre alte perché più difficili da coltivare con l’utilizzo dei nuovi mezzi agricoli, a favore di quelle collinari e pianeggianti.

 

Inoltre, dal dopoguerra in poi, le persone hanno sentito sempre più l’esigenza di vivere in quei luoghi dove era assicurata una maggiore qualità della vita per la presenza in loco di ospedali, scuole e di mezzi di trasporto pubblico.

 

Quel che è emerso con grande chiarezza dal rapporto è il legame tra infrastrutturazione del territorio e declino della popolazione che vive in montagna. Nei territori di montagna, per l’agire congiunto di una minore forza elettorale e di un maggiore costo delle opere, l’adeguamento ad una migliore qualità della vita sociale si è arrestato.

 

Davvero?? E che responsabilità ha la classe dirigente?

 

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